Un detto genovese diceva: ” Un bon pasto o dua trei giorni”, ovvero un buon pasto deve durare tre giorni, vale a dire che è bene riproporre gli avanzi. Ma gli avanzi, che una volta erano sì avanzi, ma sempre riproposti in chiave creativa, oggi non esistono più. L’arrivo di frigoriferi e surgelatori ha mandato in pensione l’avanzo, infatti oggi non si reinventa più ma si ripropone lo stesso piatto tale e quale, al massimo lo si scalda.
Diffido dei ristoranti con le pareti dorate, con specchi e candelabri, così come di quelli in cui i camerieri hanno lo smoking e ce n’è uno che accende i candelabri, uno che riempie i bicchieri d’acqua, uno che riempie il cestino del pane, uno che si occupa del carrello dei formaggi, quello che si occupa del dessert e quello addetto a spazzolare le briciole. Oltre naturalmente al sommelier. Di solito sono frequentati da grasse zie anziane con vestiti a pois e da uomini in carne con l’anello di famiglia al mignolo.
Il martini è: americano, non europeo nè asiatico nè africano; urbano e civile, non rozzo nè campagnolo; di prestigio, non dozzinale; da uomini, non da donne; ottimista, non pessimista; per adulti, non per ragazzini; del passato, non del presente. E soprattutto, come ha scritto Bernard DeVoto: “Il martini è il massimo contributo americano alla cultura universale”.
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