BRUTTI MA BUONI

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BRUTTI MA BUONI

Forse non lo sappiamo ma una sottile forma di razzismo ha colpito anche il mondo vegetale. C’è infatti tanta, troppa, frutta e verdura considerata eccessivamente brutta per essere venduta e che invece sarebbe ottima da mangiare.  Si tratta di ortaggi e frutti che marciscono nei campi o addirittura nei magazzini perchè ritenuti inadatti a fare bella figura nei nostri supermercati. A decretarne la morte sono  i requisiti estetici imposti dall’Unione Europea, che dicono no a fragole prive di peduncolo, lattughe recise nella maniera sbagliata, mele troppo piccole o che non esibiscono il colore giusto, pomodori che abbiano ancora le foglie attaccate, peperoni dalla forma irregolare.  Vi ricorda nulla tutto questo? Questa selezione di pura razza ariana? Certo i nostri ortaggi non finiscono nei campi di concentramento, vengono semplicemente, come nell’antica Roma, gettati giù dalla Rupe Tarpea.  Alla faccia di chi nel mondo muore di fame. Per fortuna però c’è ancora chi ragiona, e questo ci dà speranza.  E per una volta si tratta di un italiano, Andrea Battocchi, un trentenne architetto di Monza, che da Lisbona ha messo in piedi il progetto “Frutta Feia”, “Frutta Brutta”, progetto finito sulle prime pagine del New York Times.  L’idea è quella di combattere lo spreco alimentare acquistando i prodotti scartati e rivendendoli a prezzi più bassi a (per il momento) i 350 soci dell’associazione, che sta andando molto bene, tanto che già si pensa di espandersi in altre città.  Sono dieci i prodotti che devono sottostare alle leggi comunitarie: insalate del tipo lattuga, scarola, indivia, kiwi, mele, agrumi, pesche, pere, fragole, pomodori, uva da tavola e peperoni.  La frutta e la verdura sprecata è quindi tantissima grazie al fatto che noi consumatori ormai pensiamo che un frutto sia buono solo se è perfetto. Ma chi lo dice che una carota con due gambi sia meno saporita della sorella esteticamente perfetta? L’Unione Europea spende soldi e tempo a finanziare tanti progetti che possano arginare la fame nel mondo.  Per carità tutti meritori. Ma basterebbe guardare vicino a casa per cominciare a salvare il pianeta. Così come basterebbe che noi consumatori imparassimo a ragionare con le nostre teste per capire che non tutto il brutto vien per nuocere e anzi che spesso è proprio nei brutti che si nascondono preziosi tesori.

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