COME VI HO SCRITTO AMICHE E AMICI SONO DIVENTATI ANCHE COLLABORATORI DEL BLOG. UNA DI QUESTE E’ ELISABETTA COSCI CHE CI RACCONTA UNA BELLA STORIA DI VINO.
“Questa terra, vista da qui, ha la forma di un grande cuore” Annalisa Motta fa trapelare il suo grande amore per questa terra, mentre ci racconta Guado al Melo, l’azienda vinicola di famiglia, posta sulle colline della costa Toscana, nel centro appunto della DOC Bolgheri. Siamo sul tetto della cantina, che in realtà grazie a un progetto totalmente ecocompatibile, è un grande prato verde ricoperto di olivi e di piante autoctone della macchia mediterranea. “Abbiamo scelto l’olivo oltre che per la sua longevità e importanza simbolica, perché ha radici che vanno poco in profondità”. Ai lati scendendo verso l’ingresso, un orto di piante officinali e due siepi di rosmarino e lavanda ricoprono le condutture che raccolgono l’acqua piovana per uso agricolo non potabile, tutt’intorno 10 ettari di vitigni a cui si aggiungono altri 15 ettari in località Badia, sempre di proprietà della famiglia Scienza. All’ingresso della cantina sono stati realizzati, per scopi di ricerca e per preservarli dalla scomparsa, piccoli vigneti che illustrano, con una collezione ampelografica di varietà, le forme più antiche di coltivazione della vite: la pergola egizia, l’alberello greco, la vite maritata estrusca. Le particolari monovarietà vengono messe a coltura con le medesime procedure che impiegavano gli antichi, come l’antenato del nostro Sangiovese coltivato dagli etruschi intorno al XII sec A.C. tramite coltivazione a vite maritata dove la vite, che allo stato selvatico è una liana, veniva fatta rampicare naturalmente sugli alberi da frutto unendo due produzioni agricole. Ancora oggi in Campania infatti esistono vitigni coltivati in questo modo subito sopra al fiume Sele, (spartiacque geografico naturale tra il mondo etrusco e quello della Magna Grecia, dove la coltivazione della vite ad alberello era più simile alla nostra attuale). Ancora all’ingresso della cantina ci sono 45 varietà diverse di moscato coltivate nel modo greco ad alberello, e molte altre di uva da tavola a pergola egizia e di origine caucasica. Da quest’ ultima regione viene la specie da cui con ogni probabilità si è sviluppata la nostra vite e hanno avuto origine i culti legati al dio greco Dioniso.
Attilio Scienza, suocero di Annalisa e proprietario dell’azienda in società con il figlio Michele, è uno studioso tra i massimi esperti degli aspetti botanici, storici e culturali della vite e del vino, ed insegna viticoltura all’Università di Milano. E’ arrivato a Bolgheri nel 1978 come consulente e si è innamorato di questa terra speciale decidendo di creare con il figlio, enologo e biologo, l’azienda seguendo i principi di un’agricoltura certificata sostenibile, salubre e biocompatibile, con una lotta integrata ai parassiti. “Il concetto di sostenibilità ora è abbastanza diffuso nel mondo del vino – ci spiega Annalisa – ma è anche un grande guazzabuglio: c’è chi si affida alla scienza e alla tecnica e chi a filosofie più o meno efficaci, c’è chi si muove da solo e chi ha creato gruppi o associazioni, e così via. Se affermo di lavorare in modo sostenibile come posso dimostrare in modo oggettivo e misurabile gli effetti sull’ambiente? La biodiversità può essere appunto un indice importante per queste verifiche, ma non è il solo. Questi dubbi e queste domande non sono solo nostre e una bella fetta del mondo del vino sostenibile ha deciso di lavorare insieme facendo nascere il “Forum per la sostenibilità ambientale del vino”, un progetto vasto e articolato nato lo scorso anno per unificare diverse esperienze di sostenibilità: ci rientrano diversi centri italiani di ricerca agraria e un bel numero di aziende che avevano intrapreso diverse vie di sostenibilità. Tuttavia è aperto a tutti: includere sempre più aziende è proprio uno degli scopi primari del progetto. Guado al Melo sarà quindi da questa primavera, una delle prime aziende sperimentali i cui vigneti verranno utilizzati per mettere a punto il protocollo sulla biodiversità del terzo paesaggio.
Il terzo passaggio è un concetto nato dall’agronomo-paesaggista-filosofo Gilles Clément nel suo libro “Manifesto del terzo paesaggio” (2005, ed. Quodlibet). Per Clément è ciò che sta tra gli spazi antropizzati, dove l’uomo agisce direttamente, cioè un campo coltivato o uno spazio urbano e le “riserve” protette dove la natura non è stata ancora sottoposta a sfruttamento. Il Terzo Paesaggio è un luogo di riconquista, dove si rifugiano specie vegetali “libere” e micro-fauna dagli spazi umani vicini e rappresenta quindi il luogo privilegiato dove misurare la biodiversità resa possibile da un’attività umana attigua.
Il nome, Guado al Melo deriva dall’indicazione della zona su un’antica mappa del posto. Nel 1999 è stato piantato il primo nucleo di viti e nel 2002 si è fatta la prima vendemmia. I vini, 150.000 bottiglie l‘anno, sono prodotti in modo tradizionale, senza aggiunte o manipolazioni che alterano le caratteristiche naturali delle uve: “Il nostro obiettivo è di realizzare vini personali e genuini, – racconta ancora Annalisa- che siano l’espressione più originale del territorio, delle persone e dei vitigni da cui nascono. Sono vini eleganti, piacevoli, equilibrati e mai troppo alcolici. Michele segue direttamente e con cura tutte le fasi di produzione del vino, con una vinificazione sensibile, attenta e rispettosa delle caratteristiche naturali delle uve, ogni annata diverse. Attraverso progetti culturali, cerchiamo di divulgare la millenaria cultura della vite e del vino – prosegue ancora Annalisa nell’illustrarci la filosofia di questa azienda – Il vino è uno dei prodotti più intimamente legato alla storia dell’uomo: per secoli è stato alimento e consolazione, arrivando anche ad assumere una valenza sacrale. Tutto questo è raccontato nella cantina di Guado al Melo, nella nuova esposizione, recentemente inaugurata “Il vino nella storia e nel sacro”, che va ad ampliare il percorso culturale già presente in azienda. Una linea del tempo lunga quasi 10 metri, che narra la storia del vino dalle origini ai giorni nostri, con notazioni tecniche ma soprattutto racconti di costume e di vita quotidiana. Con pannelli ed allestimenti, si racconta il lavoro di un’azienda artigiana in vigna e in cantina, la sostenibilità viti-vinicola, la storia del territorio e del micro-territorio di Guado al Melo, la zonazione viticola della DOC Bolgheri, la civiltà degli Etruschi, i primi a coltivare la vite e a produrre vino in Italia. La nuova sezione aggiunta permette di uscire dal solo ambito territoriale e dà una visione più generale del vino nella storia e nella cultura dell’uomo. Dall’antichità ai giorni nostri il percorso espositivo è ricco di curiosità, tra queste una tappa dedicata a Tadashi Agi, nome collettivo scelto da Shin e Yuko Kibayashi, fratello e sorella, uniti nell’ideazione e nel design del fortunatissimo e popolare manga (fumetto giapponese) intitolato Kami no Shizuku(神の雫- Drops of God), che ha come trama centrale il vino e che è diventato un vero “cult” da 10 milioni di copie vendute, tradotto in cinese, coreano, francese e in inglese. In lingua italiana non è ancora disponibile. Gli eroi dei «manga» hanno più volte influenzato le scelte dei consumatori in Giappone ma non era mai accaduto che uno di loro diventasse così popolare da essere più ascoltato degli esperti diventando la pubblicazione più influente sul vino degli ultimi venti anni. Con la tecnica del “cartelameo”, la mostra espone le principali Divinità mondiali del vino raccontando il legame di questa bevanda col Sacro. Questo nuovo allestimento va ad integrarsi con il progetto generale della famiglia Scienza, di raccontare e divulgare i temi che più stanno loro a cuore: la storia e la cultura del vino, il lavoro del vignaiolo in campagna e in cantina per contribuire a preservare e trasmettere i valori e le conoscenze del proprio lavoro. Il progetto integra la Biblioteca del Vino, vero cuore dell’azienda, circa 15.000 volumi e tesi sperimentali (in continua espansione) raccolte dal prof. Attilio Scienza in una vita di lavoro. Nelle teche di vetro sono esposte collezioni di attrezzi tradizionali di lavoro e di libri antichi di enologia e viticoltura. Il percorso storico-culturale di Guado al Melo è visitabile fino a fine ottobre negli orari di apertura della vendita diretta. Su prenotazione sono possibili anche visite guidate dell’intera struttura e degustazioni. (per informazioni: tel. 0565/763238; www.guadoalmelo.it)
Elisabetta Cosci
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