La prassi comune vuole che in America si mangi malissimo. Non è vero, o almeno non è sempre vero. Il barbecue, e tutto ciò che ci gira intorno, in America è fantastico, ed è un rito che io adoro, nella pagina RICETTE 2 vi regalo tre delle ricette americane che preferisco. Non leggerissime è vero, ma comunque buonissime.
DA:”UNA CASALINGA AD HOLLYWOOD” DI STEFANIA BARZINI-GUIDO TOMMASI EDITORE
Malgrado le occasionali calamita’ naturali e’ vero che, in linea di massima, il clima a Los Angeles, sia mite e clemente, il che rende possibile che feste e parties si svolgano all’aperto.
Nell’immaginario collettivo L.A. non dorme mai, la citta’ brilla di luci, cocktails, feste in piscina fino a notte fonda. Lo credevo anch’io finche’ non ci sono andata a vivere. La realta’ e’ che l’ultimo spettacolo dei cinema inizia alle 9 e che dopo le dieci di sera e’ difficilissimo trovare un ristorante aperto. Insomma la citta’ va a dormire con le galline. In quanto ai famosi “parties hollywoodiani” sono noiosissimi, almeno quelli dove sono andata io.
Appena arrivati in citta’, un’amica ci invito’ ad andare con lei ad una festa di gente che conosceva, l’invito era alle sei del pomeriggio: Andrea si mise il suo abito blu, io il mio vestitino di seta.
Arrivati li’ capimmo di aver fatto un tragico errore: il party era in piscina, gli uomini tutti in shorts e scarpe da ginnastica, le donne a ruota libera, chi in tuta, chi in abito lungo e paillettes. Noi eravamo assolutamente fuori parte, come il ragionier Fantozzi e la signora Pina. La divisione era nettissima: i maschi tutti a giocare a basket, le femmine a chiacchierare tra loro. In terra grandi catini di plastica pieni di ghiaccio e lattine, un enorme barbecue ardeva in un angolo del giardino, accanto, su un lungo tavolo le immancabili patatine di granoturco accompagnate dalla salsa piccante e da quella al guacamole, il simbolo stesso di qualsiasi festa californiana che si rispetti. Poi gambi di sedano e carote, altra presenza fissa, e insalate di patate e di pasta. Per fortuna c’era il barbecue, che se non e’ stato inventato dagli Americani e’ stato comunque da loro elevato a livelli estremi di raffinatezza.
La grigliata in giardino in America e’ quasi un culto religioso e come tale ha i suoi sacerdoti, i suoi rituali e i suoi adepti.
La “barbecue season”, la stagione del barbecue, inizia a Maggio con il week end del Memorial Day e finisce a Settembre con quello del Labour Day, e non si sgarra mai, neanche se a Maggio ancora piove o se (come nel caso di Los Angeles), fa caldo per tutto l’anno. Ai primi di Maggio, dall’Alaska a Portorico, come per magia, tutti i supermercati mettono simultaneamente in vendita griglie, carbonelle, legnetti e diavolina e dopo il Labour Day, altrettanto improvvisamente gli stessi articoli scompaiono dagli scaffali. Se la stagione e’ finita, e’ finita, poco importa che il termometro segni trenta gradi all’ombra.
Il barbecue e’ un rito maschile, i suoi sacerdoti infatti sono quasi esclusivamente uomini, sara’ forse perche’ sta un po’ a rappresentare un’America moribonda che viene resuscitata solo nei mesi estivi: quella dei Pionieri e dell’epopea del West. E’ il maschio americano percio’ che accende le braci e prepara le succulente bistecche mentre le donne pensano ai figli e ad apparecchiare la tavola, e per una volta non ci sono proteste o rimostranze. Ma la cosa migliore e’ il cibo.
Erroneamente noi Europei pensiamo che sulla griglia in America si cuocciano solo hot dogs, hamburger e grosse bisteccone, invece il piatto forte del barbecue sono le “ribs”, le costolette di maiale e le “buffalo wings”, che non sono ali di bufalo bensi’ di pollo; le une e le altre sono preparate con salse speciali di cui esistono tante versioni quanti sono gli Americani, tutte segretissime. Queste delicatessen sono spesso accompagnate da pannocchie al burro e “potato skins”, patate scavate, riempite di bacon e formaggio e passate al forno. Certo non si puo’ mangiarne tutti i giorni ma credetemi sono una vera bonta’!
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