Questa è la stagione ideale per un’abbuffata di romanzi classici. Non c’è momento più adatto dell’estate per lasciarsi andare alla riscoperta dei sempreverdi, da Anna Karenina ai Miserabili, osando addirittura la trilogia completa deiMoschettieri di Alexandre Dumas. Credo che non ci sia piacere più dolce del pigro gira-pagina (va bene anche un gira-kindle) sotto l’ombrellone, o sprofondati nell’amaca. Niente di più salutare dell’immersione a corpo morto nelle storie che hanno rapito milioni di lettori prima di voi e che continueranno a farlo fino a quando, come alcune Cassandre pronosticano, l’usanza della lettura si estinguerà per sempre a favore di riassunti video di tutte le opere complete, daiFratelli Karamazov fino a 1984 versione YouTube. Approfittiamone allora, mentre è ancora possibile trovare riedizioni a buon prezzo della grande letteratura mondiale nei meravigliosi e poliedrici negozi che fioriscono sui marciapiedi delle cittadine balneari dove, fra buste regalo e figurine di Hello Kitty, siamo sicuri di trovare Il Gattopardo che cercavamo.
Naturalmente nessuno vi impedisce di buttarvi sul nuovo, uno sforzo che anche in vacanza si potrebbe fare. Io ho iniziato con Figuracce (Einaudi), una raccolta di aneddoti-racconti di otto scrittori (Niccolò Ammaniti, Diego De Silva, Paolo Giordano, Antonio Pascale, Francesco Piccolo, Christian Raimo, Elena Stancanelli, Emanuele Trevi), e mi sto molto divertendo. Il volume nasce da un’idea balzana di Niccolò Ammaniti. Confesso di prendere per oro colato qualunque cosa raccomandi Ammaniti che, finora, non mi ha deluso, neanche segnalandomi un ristorante. Altri due libri molto piacevoli, ficcati in valigia, riguardano due universi culturali imprescindibili: la cucina e i giardini. DiStefania Aphel Barzini, cuoca, scrittrice, agitatrice alimentare, e ora anche blogger seguitissima con il suo Folle casseruola, avevamo già parlato. Ogni sua pubblicazione è una delizia: con quest’ultima, Fornelli d’Italia (Mondadori), racconta l’altra metà del cielo culinario, con la scoperta di “cuoche” che hanno fatto grande il nostro Paese, almeno nutrendolo. Il risultato è un’originale storia d’Italia, dal Risorgimento ai giorni d’oggi, attraverso queste eroine misconosciute alle quali tutti i grandi chef si sono ispirati, talvolta copiandole di sana pianta. Adesso, grazie alla Aphel, riequilibriamo la storia e impariamo fantastiche ricette da sperimentare in libertà. Di sperimentazione arborea parla, invece, il nuovo libro di Gilles Clément, Ho costruito una casa da giardiniere (Quodlibet), che ci regala un’altra coraggiosa narrazione del grande architetto di giardini e geniale botanico, alle prese con il suo giardino del cuore, quasi una madeleine proustiana da gustare anche se si è inguaribili pollici neri.
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