Come ho scritto in queste pagine, la scorsa settimana sono stata a Torino, al Salone del Libro, a presentare la mia ultima fatica “Fornelli d’Italia”. Travolta dagli eventi, dalle persone, dai libri, dalle cene, dalle luci, sono però riuscita a ritagliarmi una mattinata a zonzo insieme a mio marito. Il tempo a Torino era bello e caldo e la città è una delle mie passioni. Amo la sua aria vecchiotta e rassicurante, ancora di più negli ultimi anni che le hanno regalato un volto nuovo e smagliante. E’ una delle poche città italiane che sa salvaguardarsi e salvare il proprio passato. Una delle poche che apprezza la memoria. Così passeggiando sotto i portici, su una bancarella di bric à brac ho scoperto una pila di vecchie edizioni del La Cucina Italiana. Un richiamo per me irresistibile. Purtroppo ho potuto comprarne solo quattro numeri, il peso altrimenti sarebbe stato eccessivo e non avevo voglia di trascinarmeli dietro per tutta la giornata. Ho scelto allora quattro fascicoli del 1967 e in treno mi sono immersa allegramente in una rivisitazione d’antan. La prima cosa che ho notato con una certa tenerezza è stata la bruttezza delle fotografie, in questo campo sono davvero stati fatti passi da gigante. Più commoventi le pubblicità d’epoca che ci raccontano di anni solari, allegri, divertenti. Ci sono poi storie di ingredienti, di locali, bar, ristoranti, negozi, i più ormai scomparsi. Ma ci sono anche consigli di moda, di medicina, di bon ton che fanno sorridere. Dalla rubrica I Consigli di Guglielmina, per esempio apprendiamo che: ” Trovo che niente è più invitante (specialmente in certe ore della giornata) di un fragrante panino imbottito di Negronetto, il famoso salame fabbricato dal Salumificio Negroni di Cremona. E’ tanto comodo averne in casa una scorta. Per l’ora del tè, o per accompagnare l’aperitivo, preparo tartine e bocconcini che solitamente i miei ospiti fanno… scomparire in un baleno! Perciò, care amiche, fate anche voi come me: tenete sempre in dispensa una scorta di profumati Negronetti!”. Oggi presentare al tè con le amiche (ammesso che ancora esistano) panini imbottiti con il Negronetto sarebbe un’onta incancellabile, segno davvero di poca raffinatezza, allora invece era simbolo di eleganza. Così come un po’ rozze sono le ricette, piatti che cominciavano a mostrare una certa arricchita pretenziosità e un uso spregiudicato di prodotti industriali. Ma quanta tenerezza e, lasciatemelo dire, per me che in quegli anni ero un’adolescente neppure troppo inquieta (non ancora), anche tanta nostalgia.
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