CIAO STEFANO. FAI BUON VIAGGIO.

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CIAO STEFANO. FAI BUON VIAGGIO.

Questo è un post che non avrei mai voluto fare e che molto mi pesa scrivere. Due giorni fa, e ancora faccio fatica a crederlo, è morto, all’improvviso e senza alcun preavviso, Stefano Bonilli.  Se ne è andato a modo suo, giocandoci l’ennesimo tiro, cogliendoci di sopresa, come ha sempre fatto.  Ha voluto stupirci.  E ci è riuscito.  Ora a  me  questa storia fa davvero fatica raccontarla.  In primis perchè è una storia che molto mi turba e mi addolora.  E poi perchè quando si scrive di persone che se ne vanno è quasi inevitabile finire nella retorica, o nella santificazione del personaggio.  Ora Sbo, come lo chiamavamo, detestava qualsiasi tipo di retorica, anzi direi che fosse l’antiretorica per eccellenza.  E di santo non aveva proprio nulla, nè avrebbe voluto averne.  Sbo era invece tra le persone più politicamente (e gastronomicamente) scorrette che abbia mai conosciuto.  Non era certo un personaggio facile, un carattere burbero, a volte scostante, a volte addirittura rabbioso.  La mia storia con lui è una storia lunga 15 anni, 15 anni in cui abbiamo a volte litigato, ci siamo scontrati, riappacificati, abbiamo discusso, ci siamo confrontati, scambiati idee, abbiamo avuto momenti di insofferenza reciproca.  Ma ci siamo anche molto, direi sempre, divertiti.  Se devo pensare al verbo che meglio rappresentava Sbo e che meglio rappresentava anche il nostro legame di lavoro e di amicizia sarebbe il verbo “progettare”.  Niente era più divertente ed entusiasmante che progettare con Stefano.  E progettare, noi che con lui abbiamo lavorato, lo abbiamo fatto tanto.  Con Sbo si poteva pensare a tutto, anche a cose palesemente irrealizzabili.  Non c’erano limiti, confini, sbarramenti.  Perchè il vero divertimento non era tanto la creazione ma il viaggio delle nostre fantasie.  Di questo lo ringrazierò per sempre. Mi ha regalato la possibilità di guardare in grande, di non accontentarsi, di osare.  E in questo nostro paese non è certo facile farlo.  L’ho seguito dall’inizio dell’avventura del Gambero Rosso Channel prima e della Città del Gusto dopo.  Un viaggio fantastico, con gente fantastica che ancora è in gran parte, nella mia vita.  I ricordi sono tantissimi, i primi anni al Tufello, in un lugubre sottoscala dove ci siamo inventati il Canale.  Soldi non ce n’erano ma c’era tanta voglia di fare, la massima libertà di proporre e un gran divertimento per questo nuovo viaggio.  I primi Saloni del Gusto, quando ci spostavamo in blocco a Torino, chiusi tra caciotte e salami per dodici ore al giorno, inventando impensabili dirette, seguendo come tanti segugi le mille storie del cibo.  E poi le prime premiazioni delle Tre Forchette, che allora si svolgevano all’Hotel Hilton e che per noi che ci lavoravamo duravano tre giorni.  In particolare ne ricordo una durante la quale metà degli invitati, e anche metà della redazione, finì a trascorrere le nottate al gabinetto e mai si scoprì se sia trattato di un virus o di un avvelenamento di massa.  E poi i mille viaggi: gli Stati Uniti, la Slovacchia, la Danimarca, la Francia, la Spagna e tanta tanta Italia.

Dopo sono arrivati anni più duri, gli ultimi passati alla Città del Gusto, il suo sogno infranto.  Ho vissuto con lui e con altri (pochi) le orrende vicende che l’hanno visto di fatto cacciato da tutto quello che nella vita aveva creato.  E le modalità con cui questo è stato fatto, credetemi, sono state davvero brutali.  Ma Stefano è sempre stata persona viva, un innaffondabile Ercolino sempre in piedi.  E così quella brutta storia se la è buttata alle spalle per ricominciare di nuovo a progettare.  Mi fa un po’ ridere adesso vedere gli stessi (e tanti di questi a lui dovevano tutto) che lo hanno buttato a mare senza troppe cerimonie, affannarsi  a riappropriarsene post mortem.  Il Gambero Rosso non era più Stefano Bonilli da tempo ( e si vede), in compenso Stefano Bonilli è e resterà sempre il Gambero Rosso e il suo solo, unico, vero Direttore.

Fra i tanti ricordi che ho di Stefano uno in particolare mi sta a cuore.  Era la fine del 1999 ed ero tornata a vivere in Italia da pochi mesi.  Avevo, insieme ad un’amica, messo in piedi una scuola di cucina per stranieri in un castello vicino a Roma, nonchè un catering.  Una sera invitai a cena degli amici.  Una di questi amici mi chiese se a sua volta poteva portare a cena un suo amico.  Dissi di sì.  L’amico era l’allora direttore dei canali satellitari Rai.  La cena, lo dico senza falsa modestia, era buonissima.  Tanto che qualche sera dopo il direttore mi chiamò per dirmi se me la sentivo di fare l’autore tv per l’appena nato Gambero Rosso Channel.  Accettai.  Ma dovevo prima incontrare i direttori del canale, Stefano Bonilli per l’appunto e l’allora condirettore Rai.  Mi invitarono a cena fuori, cosa che già mi sembrò bizzarra (ma si tratta pur sempre di un canale gastronomico pensai, magari si usa così).  L’appuntamento era da Gusto, un ristorante romano che allora andava molto forte.  Ero nervosissima.  A parlare fu soprattutto il direttore Rai, Sbo mi osservava con quel suo sorriso da gatto del Cheshire e lo sguardo obliquo.  Poi mi chiese cosa volessi da bere e io sobbalzai. Sono astemia, ma come potevo confessarlo? Astemia una che ha l’ambizione di diventare autore di un canale gastronomico? Balbettai un generico: scegliete voi a me va bene tutto…  In compenso mangiai moltissimo, sono sempre stata una buona forchetta e credo sia stato questo a conquistare lo scettico Bonilli, convinto, ne sono certa, di trovarsi davanti la solita fighetta con la erre moscia, raccomandata e senza nè arte nè parte.  Ma le fighette di solito non mangiano a quattro palmenti, tutto, comprese le labbra di maiale.  E Bonilli, che molto, moltissimo amava mangiare, questo l’ha capito, così quando ci siamo salutati mi ha detto solo: “Allora ci vediamo in redazione la prossima settimana”.

E’ così che abbiamo cominciato a progettare insieme, tanti progetti sono andati in porto, altri no, ma come ho scritto il divertimento è stato nel viaggio.  Di molti nuovi  progetti abbiamo parlato fino a pochi giorni prima che se ne andasse.  E tanti progetti, sono certa, continueranno a vedere la luce grazie a lui.  Che se ne starà da qualche parte, con la sua aria sorniona, a divorarsi un piatto di tortellini in brodo.

Grazie Sbo. Mancherai davvero molto a chi ti ha voluto bene.

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