DIAMO A BONILLI CIO’ CHE E’ DI BONILLI

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DIAMO A BONILLI CIO’ CHE E’ DI BONILLI

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Chissà perchè ci ho pensato proprio oggi, chissà perchè ci penso proprio in questi giorni.  Forse per via di guide gastronomiche, stelline tolte e date, polemiche.  Fatto sta che con ‘sta storia dello scandalo Scabiniano (la stella decapitata a Combal Zero e tutto ciò che ne è venuto fuori di conseguenza) mi è venuto da pensare come avrebbe reagito Bonilli e ho pensato che si sarebbe fatto una bella risata.  Stefano mi manca molto.  E dire che con lui non ho sempre avuto rapporti facili, anzi.  Ci siamo gridati cose imbarazzanti, non ci siamo parlati per lunghi periodi, poi abbiamo fatto pace, e poi di nuovo guerra.  Non aveva certo un carattere facile Bonilli, tuttaltro, incazzoso e permaloso. Ma aveva il vantaggio dell’intelligenza e per quella intelligenza perdonavi tutto.  Intelligenza, cultura, ironia, e una grandissima curiosità.  Sono tutte doti che oggi ahimè nel food business scarseggiano.  Insomma se dovessi raccontare il rapporto tra Stefano e me direi, parafrasando Battisti: le discese ardite e le risalite….Abbiamo lavorato tanto insieme, prima al Gambero, al canale, poi alla rivista e poi dopo la violenta espulsione dal Gambero, dalla creatura da lui creata, a tanti altri progetti.

 

 

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Abbiamo litigato sì ma ci siamo anche molto divertiti e come sa chi con lui ha lavorato, e parlo di quelli, pochi, che sono restati con lui fino all’ultimo, non smetterò mai di ringraziarlo e rimpiangerlo soprattutto per due regali oggi incomparabili: Stefano ci ha lasciato pensare in grande, non era da lui l’orrenda abitudine italo-romana del “Nun se po’ fa’”.  Potevamo pensare tutto perchè il pensiero non costa, potevamo volare alto, poi la realtà, la mancanza di soldi magari ci avrebbero tagliato le gambe, ci avrebbero ridimensionato, ma la testa quella almeno, poteva osare tutto.  E ci ha regalato grandi entusiasmi.  Che  non è poco.  Lavorare con Bonilli era difficile ma anche molto molto stimolante, sempre pronto ad entusiasmarsi, a scoprire cose nuove, ad osare, un confronto continuo che liberava il meglio.  Certo è che quello che è venuto dopo è davvero di piattezza sconfortante.  Oggi parlare di Bonilli, a molti,  sembra quasi una bestemmia, un voler rivangare il passato, un’operazione nostalgica.  La gente ha la memoria corta e non sono tantissimi quelli che ricordano il debito che il mondo della gastronomia ha nei suoi confronti .  Nuovi idoli nascono e muoiono nell’arco di una giornata ma di loro resterà poco o niente.  Di Stefano, nel bene e nel male invece resterà molto.  Resterà comunque la figura di un appassionato di cibo che si è sempre rifiutato di farsi burocratizzare, di diventare un piccolo ometto dedito solo a coltivare il suo orticello.  E’ molto in un mondo dove ormai a farla da padroni sono proprio i piccoli burocrati, i travet dell’anima.  Io comunque non posso smettere di rimpiangere lo scambio di pensieri, proposte, risate, risse, urla, stimoli, che erano l’anima del nostro rapporto.  E so di non essere la sola.

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