Vabbè accade anche questo. Che sia cioè partita una campagna pubblicitaria delle patatine San Carlo. E fin qui niente di anomalo, anche le patatine avranno diritto a pubblicizzarsi. Ma chi è il testimonial? Indovinate un po’? Sì proprio lui, l’ineffabile, irraggiungibile, ubiquo fighetto dello scalogno. Carlo Cracco. Questo magari fa un po’ più impressione. Perchè non è che Cracco si limiti a dire che a lui le San Carlo piacciono, ognuno ha i suoi gusti. No, Carlo osa, e siccome sostiene che in cucina ci vuole audacia, afferma quindi che la San Carlo, essendo prodotto d’eccellenza (?), è perfetta per l’alta cucina. E ce la propone ripiena di crema di mango o di crema di salmone, con tanto di guarnizione di aneto fresco. Così parla l’ubiquo ““Mi piace la cura che mette la San Carlo nel suo prodotto. Dal sacchetto bianco al fatto che le patate prima di essere imbustate vengano asciugate e quindi non restino mai unte: questo fa la differenza, anche solo all’aspetto visivo. La San Carlo cerca l’eccellenza. La patata rustica è molto grande, non è una patata normale, e quindi si presta ad essere usata in cucina. Come una volta si serviva il pane, adesso si serve la patata”. E ancora: ““Le ricette giocano su acidità, freschezza ed erbe per cercare di equilibrare il sapore della Rustica. Si va dall’uovo di quaglia al tegamino con pancetta fresca e tre grani di senape, alla battuta di pomodoro cruda con arancia e sedano, fino al caviale di limone. In cucina non bisogna avere preconcetti, se non quello della qualità”.
Ora io mi dico invece: Ok Carlo, ti hanno dato un sacco di soldi
, c’è la crisi, e dobbiamo pensare al futuro. Ti va di fare la pubblicità alle (orrende, lasciatelo dire, unte e troppo salate) patatine San Carlo? Fallo, però pietà non tentare di spacciarcele come delicatessen perchè, tutto sommato, noi ancora completamente rintronati non siamo. Se solo a casa mia, ad una cena, provo ad offrire patatine San Carlo al mango, credimi, mi sputano addosso. Vedi un po’ te.
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