ELOGIO DELL’UMILE COZZA

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ELOGIO DELL’UMILE COZZA

Pubblico volentieri il pezzo del mio amico scrittore Sapo Matteucci uscito su La Repubblica di ieri, Sabato 22 Marzo.

” Ti apro in due come una cozza!” oppure “Che cozza!”: chissà per quale ragione l’umile mitilo si declina, umanizzandolo, ad un infimo grado.  Forse perchè costa poco, si trova sempre e bello non è? Ma sono belle le vongole, le ostriche, le patelle, i paguri? Fatto sta che i muscoli o i peoci, come vengono anche chiamati, sono i più saporiti tra i frutti di mare:  Ogni tanto, in vena di roulette russa, davanti alle capienti grottaglie d’un cozzicaro pugliese me le faccio crude, spesso nella sua autoctona versione pelosa, rischiando indecenti contaminazioni.  Gli spaghetti cozze e vongole, sono poi i più completi e affidabili: il brunito bivalve assicura forza e venature iodate alle sempre troppo gentili vongole allevate nell’Adriatico.  Fra i costanti accorgimenti, ricordarsi di sfiammare sempre i gusci, bagnati nel soffritto aglio e olio, col vino bianco.  Solo così, come scrive Nicola Lagioia-in un suo bel racconto dedicato a questo classico piatto-nell’alcool che svapora contro i “cocci”, si arriverà al cuore dell’enigma: il primordiale eco calcareo”.

Condivido tutto tranne una cosa: io le cozze le trovo bellissime!

 

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