Care amiche/i, eccomi di ritorno dopo venti giorni (e sono sembrati mesi) in Turchia e in Grecia. Un viaggio bellissimo, chi mi ha seguito su FB e su Twitter sa di cosa parlo. Ma qui vorrei raccontarvi la parte mangereccia della Turchia, che molto mi ha conquistata. Innanzi tutto mi ha colpito la scoperta che la Turchia sia ia nazione regina per quanto riguarda il tanto invocato “chilometro 0”. Infatti si tratta del solo paese che consuma solo ed esclusivamente ciò che coltiva in loco, e gliene avanza anche da esportare. Scoperta che si vede e si gusta. I suoi mercati sono vibranti, un tripudio di colori e di profumi. Naturalmente ho subito perso la testa e mi sono scatenata, appena vedevo un mercato (e ne ho visti molti) mi lanciavo come una pazza a fotografare, conquistata da tanta ricchezza. Non potete immaginare che sofferenza sia stata non poter cucinare usando i tanti fantastici ingredienti visti sulle bancarelle. Come sempre mi accade, in mancanza di fornelli ho cucinato “in testa” con la fantasia. E ho cucinato moltissimo: pesce, parmigiane, frittate di verdure, bruschette di fichi, pesti alla menta. Le bancarelle che ho fotografato erano, nella maggior parte, gestite da donne contadine, avvolte nei loro panni colorati, la testa coperta da fazzoletti vivaci. Donne piantate sulle loro gambe come alberi possenti, sguardi fieri, gesti rapidi e autorevoli, mi parlavano sorridendo queste donne e io soffrivo di non capire nulla di ciò che mi stavano dicendo, sono convinta però che mi raccontassero come preparare i tanti ingredienti che vendevano. Che peccato non parlare turco! Non parlando la lingua ho cercato allora di aggirare l’ostacolo mangiando moltissimo, di tutto, volevo provare ogni cosa, sgranocchiare le dolci pannocchie grigliate e intinte nel sale che si vendono nelle bancarelle lungo le strade, riempirmi la bocca di yogurt addolcito dal miele, spolparmi sgombri arrostiti, polli insaporiti con melograni, uvette, albicocche secche, sciaquarmi la bocca, alla fine di ogni pasto con i gelli di riso, speziati di zafferano, profumati di acqua di rose e spolverati di noci. Insomma volevo mangiarmi la Turchia. E me la sono mangiata tutta. Adesso, tornata tra voi e tornata in possesso dei fornelli, qualcuna di queste ricette cucinate in testa e dei tanti piatti assaggiati voglio regalarveli, perchè mangiare la cucina di un paese è come visitarlo anche senza viaggiare.
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