Eccomi qui appena tornata dall’avventura milanese, che è stata proprio un’avventura e una bella avventura. Fin dall’inizio. Questa storia nasce già in maniera bizzarra. Nasce perchè un’amica milanese di Facebook, amica perciò virtuale, mi propone di andare a Milano e fare un corso a casa sua, visto che ha un’ampia cucina, ospitandomi anche a dormire. Accetto senza neanche pensarci due volte. E mi lancio in questa nuova avventura. Il viaggio da subito si rivela bizzarro. Parto infatti come Totò e Peppino: ho una valigia enorme carica di generi alimentari, ci sono salse, patè, mandorle e pistacchi, anelletti, busiate e jolande, pesche di Leonforte e acciughe, sono i fantastici prodotti siciliani Naturaintasca che mi serviranno per il corso di Cucina siciliana. Ah ecco il corso! Due giorni, uno di Primi patti e dolci romani e uno di Pastasciutte e dolci siciliani. E quindi come non bastasse porto con me anche ricotta fresca, pecorino romano, un chilo di guanciale e i bucatini per la matriciana. Insomma sono afflitta dalla sindrome dell’emigrante. La valigia ha un che di mostruoso e pesa come un macigno, il che rende surreale trasportarla in treno.
Ancora più surreale è la conversazione con il tassista milanese. Milano mi accoglie con un sole smagliante e un cielo terso di cristallo, la prima volta che mi accade in tanti anni di trasferte meneghine. Il tassista issa il mostro nel bagagliaio e mi guarda stranito; “Pesa eh?” dice perplesso. “Eh sa sono venuta con il cibo” rispondo imbarazzata. “Capisco, succede quando si va in un altro continente, io una volta sono andato in Sud America e mi sono portato appresso una forma di parmigiano!”- “Beh -tento di controbattere- Roma non è proprio un altro continente…”. Niente da fare, il tipo insiste sul concetto di trasferta oceanica. Come Dio vuole arrivo a destinazione.
Mi accoglie la mia amica di Facebook. Sollevata constato che non si tratta di una pazza omicida (in fondo poteva anche capitarmene una). Isabella è una persona deliziosa e la sua casa è magnifica, solare e ordinata come si confà ad una casa milanese. Svuoto il mostro e mi lancio per le strade di Milano a fare gli acquisti di ciò che ancora mi serve per il corso. Isabella mi indica mercati e supermercati della zona. E qui arriva l’altra sorpresa. Il mercato comunale è quello di Piazza Wagner. Mi adeguo al parlare milanese e mi avvio “in Wagner”. Il mercato è perfetto, asettico, ordinato, pulito (anche troppo per le mie abitudini romane). E soprattutto carissimo. Chi vive a Milano deve avere stipendi altissimi, i prezzi infatti sono mostruosi quasi quanto la mia valigia.
Non trovo le sarde che mi servono per la pasta siciliana e la cosa mi sorpende, Milano è infatti un ottimo mercato per il pesce ma le sarde non ci sono, nemmeno ad ordinarle. Viro allora sulle alici anche se non è la stessa cosa. Le alici qui costano 15 euro al chilo, uno sproposito per gli standard romani, se poi le voglio pulite allora il prezzo sale a 30! Decido di pulirmele da sola.
Torno a casa nel tardo pomeriggio trascinandomi dietro il cibo acquistato, ho camminato circa 5 ore e sono stanchissima. Ordiniamo un cinese takeaway e crollo addormentata.
Al mattino tutto è pronto per la prima lezione: bucatini alla matriciana, cacio e pepe, carbonara, gricia, maritozzi con la panna e crostata di ricotta. Il trionfo della romanità. Arrivano le amiche meneghine, tutte donne e un solo uomo. Solo una è un’amica reale, tutte le altre sono anch’esse amiche di FB o amiche della padrona di casa. E qui mi tocca constatare un’altro particolare: sono tutte puntualissime e appena arrivano si offrono di pagare subito. A Roma non capita mai. La lezione, tutta la giornata, è una vera gioia. La cucina si riempie di profumi e sapori, le “ragazze” (e anche “il ragazzo”) sono attente, precise, entusiaste e appassionate. Cuciniamo e mangiamo (tanto) in allegria, senza alcuna tensione, divertendoci e raccontandoci le nostre storie. I maritozzi e il cacio e pepe sono apprezzatissimi. La sera, quando ci lasciamo, sono stanchissima, i piedi e la schiena sono un solo doloroso groviglio, ma la giornata trascorsa insieme è stata una meraviglia. Francesca, una romana che vive a Genova, in trasferta per l’occasione, è stata un’aiutante perfetta.
Il giorno dopo si ricomincia, questa volta con la Sicilia e un nuovo gruppo, di nuovo un solo “ragazzo” e di nuovo una giornata appassionata e appassionante. Ci sono le Jolande con le sarde (anzi con le alici), le busiate al pesto trapanese,il timballo di anelletti, il biancomangiare e la torta rovesciata di pesche bianche di Leonforte. Ormai sono lievitata, mai mangiato tanti carboidrati tutti in una volta, ma le mani vanno leggere.
Al momento dei saluti, che è poi anche la fine dell’avventura, sono stremata ma tristissima. E’ stata un’avventura bellissima, le ragazze tutte sono diventate mie amiche, come accade tra donne quando si dividono i fornelli. Ci siamo raccontate la nostra vita, le nostre storie, le nostre avventure. Molto di più di una semplice lezione. Ci siamo scambiate emozioni e affetti, quando questo accade è una meravigliosa sensazione. Riparto con il cuore leggero, ringrazio Isabella che mi ha regalato questi due giorni così allegri e ricchi, ringrazio le amiche di fornelli. La mia valigia adesso è leggera, io invece sono pesantissima, devo aver preso almeno 3 0 4 chili. Sono così assorta nei miei pensieri che riesco a perdere il treno. Per fortuna ce n’è un altro dopo solo un quarto d’ora. Durante il viaggio sonnecchio e mi riprometto di mangiare, per una settimana, solo riso e zucchine lessate. Roma mi accoglie calda di sole.
No Comments