A volte mi chiedo: perchè? Non che io sia contro la sperimentazione in cucina o la cucina creativa. Ma io sono romana e il Cacio e Pepe è uno dei vanti delle nostre tavole. Un piatto semplicissimo eppure proprio per questo difficile da fare, un equilibrio perfetto difficile da raggiungere. Quando vedo perciò proposte come queste, avventurose, troppo avventurose mi chiedo: ma ce n’era davvero bisogno? Voglio dire perchè chiamare questo piatto “Spaghetti cacio e pepe con mille punti di avocado e gamberi gobbi marinati al mojito”? Intanto a Roma il Cacio e Pepe si fa con i bucatini, poi spiegami cosa sia la “mille punti di avocado”, come il millefoglie? E questi benedetti gamberi gobbi, che poi a guardarli tutti i gamberi sono gobbi che ci stanno a fà, e non contento me li hai anche marinati nel mojito? Rum, menta fresca, zucchero di canna e lime? Non li ho assaggiati, magari saranno buonissimi, però tu caro chef i bucatini cacio e pepe li hai mai assaggiati? Mi ricordo un film di qualche anno fa, Big Night, in cui due fratelli italiani aprivano negli anni ’50 mi sembra un ristorante a New York, e tutti volevano gli spaghetti con le polpette, mentre il fratello chef faceva dei timballi di pasta pazzeschi. “A volte- rispondeva ai clienti che insistevano a chiedere la loro pasta e polpette- a volte gli spaghetti non amano la compagnia”. Ecco, a volte, accade così anche al Cacio e Pepe.
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