Confesso: io il riso non è che lo ami molto. Non è che non mi piaccia proprio, è che l’ho sempre trovato un po’ triste. La mia famiglia proviene per metà dal nord, Torino e Piacenza, e per l’altra metà invece dal sud, Napoli e Sicilia. Ecco non c’è dubbio che nel mio Dna debba esserci più sud. Mi sono sempre sentita molto terrona, amo il sole, il caldo, il mare, il pomodoro, i cibi piccanti e la pasta, molta, tantissima pasta. Dovendo scegliere tra quest’ultima e il riso non avrei un minimo dubbio: pasta forever. Il solo modo in cui amo il riso è quando è fritto in arancini o supplì. E anche questo la dice lunga sulla mia indole terrona. Oddio anche il risotto non mi dispiace, a volte, ma per me è un cibo noioso, di quelli che riesco a mangiare una volta ogni tanto, mentre lo spaghetto potrei mandarlo giù a cena, pranzo e colazione. Di certo è una questione di genetica, ma credo abbia anche a che fare con il fatto che si tratti di un alimento per signore eleganti, con quei suoi granelli d’avorio, la sua trasparenza perlacea, il suo profumo luminescente che evoca cose pulite, panna, neve. E’ insomma un cereale troppo elegante per i miei gusti. E c’è anche un altro problema: cucinare il riso è come fare sesso, un processo di tentativi ed errori che va avanti per tutta la vita. L’unica maniera per migliorare è sempre attraverso disastri. Io sono stata una vergine del riso per molti anni, semplicemente ne facevo a meno, senza rimpianti. Poi ho sposato il figlio di una mamma del nord, di quelle che preparano risotti ad occhi chiusi, che capiscono quando il piatto è pronto solo dal profumo che sprigiona. Ho perso la verginità nel più brutale dei modi, senza un minimo di pietà da parte di mio marito che, invariabilmente, scuoteva la testa ogni volta che ardivo preparare un qualsivoglia risotto, sempre troppo crudo, troppo cotto, troppo asciutto, troppo bagnato. Ci ho messo anni ad arrivare al mio primo decente risotto alla milanese. E quando mio marito mi ha detto, pulendo il piatto: “però…niente male”, mi sarei messa a piangere. E quindi che i miei amici settentrionali mi perdonino se nel mio blog le ricette a base di riso saranno poche. Spero mi capirete. Il sangue non è acqua.
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