LA GIORNATA DELLA TERRA

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LA GIORNATA DELLA TERRA

Oggi è la giornata del nostro pianeta.  Come festeggiarlo? Per prima cosa magari capendo per l’appunto che si tratta della nostra terra, della nostra casa, e che come per le nostre case dobbiamo averne cura. L’Italia ha perso negli ultimi venti anni il 15 per cento delle campagne per effetto della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto di 2,15 milioni di ettari la terra coltivata. E’ questo l’allarme lanciato oggi dalla Coldiretti. “Per proteggere il territorio e i cittadini che vi vivono, l’Italia – sostiene la Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola che ha visto chiudere 1,2 milioni di aziende negli ultimi venti anni. Se nella classe dirigente è mancata fino ad ora la cultura del valore dell’agroalimentare, della salvaguardia del territorio e del cibo che è una delle poche leve per tornare a crescere, la sensibilità negli ultimi anni è profondamente cresciuta tra i cittadini che – continua la Coldiretti – sempre più spesso sostengono con le proprie scelte di acquisto e nelle vacanze l’agricoltura e i prodotti locali del territorio. Nel 2013 sono aumentati del 67 per cento gli acquisti degli italiani nei mercati degli agricoltori, i cosiddetti farmers market diffusi in tutte le principali città, in netta controtendenza con l’andamento negativo dei consumi alimentari, in calo del 4 per cento nel 2013 a causa della crisi, secondo una analisi della Coldiretti.  Qualche buona notizia e una speranza dunque ci sono.  Ma il vero nemico da combattere è lo spreco.  Dati agghiaccianti raccontano che ogni anno, nel mondo, finiscono nella spazzatura 1,3 miliardi di tonnellate di cibo.  Una quantità spropositata che da sola basterebbe a sfamare gli 870 milioni di poveri, affamati e malnutriti del mondo.  Solo in America, pensate, il 40% del cibo (165 miliardi di dollari) viene buttato via ogni anno.  E senza andare troppo lontano, nel nostro Paese si sprecano 15.000 tonnellate di pane all’anno,  400 quintali al giorno nella sola Milano.  E’ una realtà terribile della quale dovremmo vergognarci.  E non è solo il danno fatto alle persone che è spaventoso, lo è ancora di più quello che facciamo al nostro pianeta, alla nostra casa, perchè a tutto ciò  si somma anche  il danno ambientale: la produzione del cibo non utilizzato crea infatti 3 miliardi e 300 milioni di gas nocivi all’anno che vanno a inquinare l’atmosfera terrestre. Se il cibo gettato fosse una nazione, sarebbe il terzo maggior produttore di gas dannosi sulla terra dopo la Cina e gli Stati Uniti!  

Il futuro è dunque nero?  Qualche piccolo segno di speranza sembra esserci, In Gran Bretagna, per esempio, ogni famiglia getta via 1170 dollari l’anno di cibo, ma dal 2007 ad oggi il Regno Unito ha ridotto del 21 per cento i suoi rifiuti alimentari. E la Tesco, maggiore catena di supermercati britannica, ora manda al macero soltanto lo 0,87 per cento dei suoi prodotti.  Ci sono poi molte iniziative come “Think, Eat, Save” (Pensa, Mangia, Risparmia) e “Love Food, Hate Waste” (Ama il cibo, odia lo spreco) che cominciano a dare risultati, sospingendo da un lato i produttori a un più attento uso delle date di scadenza,  dall’altro i consumatori a capire che se il cibo è scaduto non vuol dire che da un giorno all’altro non sia più mangiabile, basterebbe usare il cervello per rendersene conto, e comiciare ad acquistare solo quello che serve e a non essere poi costretti a disfarsene perché il cibo è andato a male. Una volta ai bambini si diceva”Devi mangiare tutto ciò che è nel piatto, pensa ai poveri che muoiono di fame”. Magari invece sarebbe il caso che gli adulti imparassero a riempire meno i piatti dei loro figli , per evitare così  un inutile spreco di risorse.

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