Lo affermo con chiarezza: non amo la Barilla. La pasta di questa azienda è andata progressivamente a peggiorare negli anni, quella che si acquista adesso (sì mi capita ahimè di doverla comprare, sull’isola in cui vado in vacanza in certi periodi c’è solo quella) si scuoce nel giro di pochi minuti, e ha una strana consistenza paludosa. Ma quello che davvero non sopporto è il Mulino Bianco. Sono di quelle che non lo ha mai sopportato, nemmeno all’inizio quando impazzava sui nostri schermi e intere comitive di dilettavano nei week end a visitare il finto mulino (sì i pubblicitari lo avevano costruito sul serio, con tanto di ruota elettrica) a Chiusdino, in Toscana. Se ogni tanto invece di abboccare come pesci agli ami (e pesci particolarmente tonti) riflettessimo su quello che la pubblicità e l’industria ci propinano saremmo gente migliore e di certo meno preda di suggestioni idiote.
Ma ve la ricordate voi la famiglia del Mulino Bianco? Il papà giornalista con la mascella squadrata, la mamma insegnante, tanto perbene, i due adorabili marmocchi, Linda con il berrettino sui riccioli ribelli e Andrea, cravattina e pantaloni e poi il simpatico nonnetto dagli occhi caramellosi.
Ebbene allora, siamo nel 1989, questa allegra famigliola sogna, come il resto delle famiglie italiane, di lasciare l’inquinata città e andare a vivere in campagna. Naturalmente, in men che non si dica, trovano un casolare da ristrutturare, con tanto di laghetto e paperelle, acquistano cane e gatto per i frugoletti e senza battere ciglio si trasferiscono tra fiori e api ronzanti, dove ogni giorno si sveglieranno allegri come pasque al canto del gallo e, apparentemente, senza dover mai più lavorare. Per colmo di fortuna, poi, il mulino adiacente (sì, c’è anche un mulino), sforna merendine e fette biscottate da mane a sera, naturalmente lavorate a mano, come accadeva ai nostri nonni.
Adesso il mulino a Chiusdino non c’è più, o meglio è diventato un agriturismo e negli anni, poi, biscotti e merendine Barilla si sono antropomorfizzate, sono diventate persone, non più dolcetti, che raccontano, a noi stupefatte acquirenti, le loro agresti avventure in prima persona: da dove vengono, dove vanno, chi hanno incontrato nel loro cammino, uova, grano, latte, riso. Cosa non si fa per vendere tortine e grissini, persino cercare di spacciarci Antonio Banderas, ultimo testimonial della Barilla, come improbabile mugnaio!
Dunque ho voluto studiarmi bene una di queste confezioni di biscotti. Si tratta delle Campagnole. Sulla classica confezione gialla risplende, come al solito, l’icona del Mulino e un idilliaco disegno in cui vediamo campagne intoccate, campi ben coltivati, un fiume che fa girare la pala del nostro indimenticabile mulino, spighe di grano e rondini che svolazzano in cielo. E’ lì, secondo Barilla, che sono sfornati i nostri biscotti. Biscotti umani, abbiamo superato persino Walt Disney che si era limitato ad antropoformizzare Bambi e Dumbo. Ecco la storia della Campagnola che ci viene raccontata: ” Era diventata grande , ma i campi dove era cresciuta le erano restati dentro”. E così le nuove generazioni crederanno che crescano, floridi e rigogliosi, interi campi di Campagnole. Basta ararle. Ma la Barilla queste cose non ci dà nemmeno il tempo di pensarele raccontandoci invece del suo impegno per un mondo buono, fatto di ricette semplici, ingredienti di qualità e rispetto per l’ambiente. Di nuovo immagine del Mulino Bianco, nel campo adiacente un cartello ci avvverte di cosa NON c’è nei loro prodotti: “senza coloranti, senza grassi idrogenati, senza additivi edulcoranti”. C’è poi un uovo gigante (forse di struzzo) sul quale è seduta una piccola gallina che sarà un quarto del medesimo uovo. Sopra c’è scritto cosa invece C’E’ nella nostra Campagnola: “solo uova di galline allevate a terra”. Infine un ultimo cartello con il ritratto di una spiga ci avverte che più del 90% degli imballi Barilla è costituito da materiale riciclabile. Ma vediamo dunque quali siano gli ingredienti di questi idilliaci biscotti che, secondo la dicitura dovrebbero essere a base di farina di riso e crema di riso al latte. Ecco qua: farina di frumento, zucchero, grasso vegetale di palma, crema di riso al latte da latte intero, farina di riso precotta, zucchero, amido di frumento, burro, agenti lievitanti, carbonato acido d’ammonio, carbonato acido di sodio, difosfato disodico, uova fresche, sale e aromi. Nei biscotti poi possono comparire tracce di soia e di frutta a guscio. E Dio solo sa perchè. Quelli che fanno pensare sono quegli agenti lievitanti, l’olio di palma e i non ben specificati aromi, (oltre alle farine precotte). Saranno pure casalinghi ma io a casa mia i biscotti li faccio diversi. Per finire la busta ci dice che le simpatiche ed agresti Campagnole sono fatte a Castiglione dello Stiviere, in provincia di Mantova, in Via Mazzini, (gli altri stabilimenti Barilla sono a Novara, in corso Vercelli e nella zona industriale di San Nicola, a Melfi in provincia di Potenza). Per curiosità sono andata su Google map a cercare Via Mazzini a Castiglione dello Stiviere e vi assicuro che di Mulini Bianchi lì non c’è nemmeno l’ombra, e nemmeno di campi e di rondini che garriscono nell’alto dei cieli. Lì ci sono solo fabbriche di cemento, una dopo l’altra.
Ora io non voglio certo impedire a chicchessia di acquistare e mangiare Campagnole, Macine, Galletti e Abbracci. Fatelo, ma fatelo con coscienza. Sapendo cioè che non state mangiando i biscotti della nonna, che in quei biscotti non risuona l’eco del canto del gallo, che non è Banderas a macinare il grano, che la famigliola del Mulino Bianco probabilmente è morta o comunque si è ritrasferita in città. Che quelli che mangiamo insomma sono solo banalissimi prodotti industriali. Ancorchè parlanti.
La famiglia del mulino bianco non esiste più da quando Guido Barilla ha fatto l’errore di dire durante un intervista quando impazzava la foga per le “unioni civili” che la famiglia del mulino bianco è sempre stata tradizionalnente quella, e sostituirla con una famiglia di persone dello stesso sesso non sarebbe statoun bene per la pubblicizzazione dei prodotti, nonostante si sia dichiarato a favore delle unioni civili..
questo ha scatenato l’ira delle associazioni gay, che lo hanno costretto a pubblicare un video umiliante dove si scusa per quelle dichiarazioni..da quel momento la famiglia del mulino bianco è sparita e banderas ne ha preso definitivamente il posto.
Già Giulio, la famiglia se Dio vuole non esiste più, ma non è solo questione di famiglia, è tutto finto, compreso Banderas improbabile mugnaioe fornaio, i biscottini nel forno di campagna, la campagna stessa. E’ tutto un grande falso.