MANGIARE DENTRO: OVVERO CUCINARE IN CARCERE.

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MANGIARE DENTRO: OVVERO CUCINARE IN CARCERE.

Oggi ho una bella storia da raccontare.  Ieri ho fatto la giurata ad una singolare sfida di cucina tutta la femminile.  Si trattava di una gara ai fornelli tra le detenute del carcere romano di Rebibbia.  Una bellissima iniziativa organizzata dalla mia amica Elisia Menduni, con la quale ho per anni lavorato al Gambero Rosso finchè le nostre strade si sono divise ma a tenerci comunque in contatto sono state la passione per il cibo e quella per le isole, anche lei infatti è un’adepta di Alicudi.  Per questo quando mi ha contattato per propormi questa avventura non ho esistato ad accettare.  La sfida è dunque avvenuta all’aperto, nel cortile/giardino del carcere.  12 squadre, 12 piatti da assaggiare, 7 giurati: Elisia Menduni, nostro Presidente di giuria, Federico Iavicoli, Rachel Roddy, Luciana Squadrilli, Flavio Marino, Bottega del Gusto e io. Le squadre avevano a disposizione una piastra elettrica, un fornelletto a gas, una padella, un tegame e ovviamente il cibo.  Coltelli rigorosamente controllati.  Niente piccoli elettrodomestici.  In compenso tanta voglia di cucinare, quasi la cucina fosse un’arma di riscatto o comunque la possibilità di evadere dal mondo quotidiano e quindi anche dalle mura della prigione, fosse anche per poche ore.  Le ragazze si sono applicate con entusiasmo, regalandoci sapori che fanno parte della loro vita, della loro famiglia, della loro identità.  Piatti del “fuori” che però aiutano a vivere meglio il “dentro”.  La cucina, al suo meglio, è anche questo.  Ed eccovi il menu della giornata: Bosnia Melissa ha preparato i Dolma (al secolo peperoni ripieni), la Croazia i Sarma, involtini di verza, Le Mademoiselle il Rollè a modo nostro (e credete che preparare un rollè su una piastra non è cosa facile), Le Meglio hanno presentato i Tonnarelli alla marinara (piccolo dramma perchè per un disguido non arrivavano gamberi e calamari, ma la solidarietà in carcere esiste e così compagne di un’altra squadra hanno condiviso di buon grado con le amiche), Milano ha fatto Pilaf di riso con pollo al curry all’indiana, Nate Libere ha optato per maltagliati con gamberi e calamari ripieni, la Romania ha presentato Involtini di verza con Insalata russa (commovente la presentazione dell’insalata russa, un ricamo coloratissimo), Sogno di Libertà  ci ha regalato uno splendido piatto brasiliano, Bobo di Caramao(una sorta di Moqueca) e, insieme alle amiche messicane anche guacamole, chili e fagioli, l’Africa ci ha offerto Pollo stufato con chapati di polenta, Picachu (onore alla creatività) Ravioli di maccarello con asparagi e pancetta (e senza macchinetta o mattarello) e infine la Bosnia  ha chiuso con Polenta e gulash.  Noi giurati abbiamo spazzolato tutto, e credete l’avventura è stata impegnativa, ieri a Roma c’erano 38 gradi e a quelle temperature polenta e gulash, o peperoni imbottiti di carne di maiale non sono uno scherzetto.  Il primo premio è stato vinto dalla squadra Milano con il loro pollo al curry, ma ogni squadra ha vinto qualcosa per creatività presentazione, territorio, stagionalità, tecnica ecc.I doni consistevano in braccialetti fatti a mano dai bambini. A muovermi nel profondo è stata la gioia con cui le detenute hanno esultato per i loro risultati, nemmeno a Masterchef ho visto un’allegria così sincera.  Elisia è anche l’ideatrice di un bellissimo progetto, di cui scriverò più a lungo quando sarà finalmente realizzato: impiantare un’azienda agricola all’interno del carcere, che oltre a coltivare l’orto, produrrà anche polli, tacchini, conigli, uova e formaggio, tutto con l’aiuto delle detenute.  Un’idea bellissima che raccontata così sembra cosa facile e fattibile, ma che, come ogni cosa nel nostro disastrato paese si scontra con lungaggini e burocrazie.   Elisia però è una tosta e sono certa che ci riuscirà.  E io sarò felice di darle una mano (mi offro per fare formaggi e corsi di cucina).  Ogni tanto è bello ricordare che bastano piccoli gesti per fare felice il prossimo, che la libertà è un bene prezioso e che spesso i regali più belli sono quelli che ci arrivano da “dentro” e non quelli che noi portiamo da “fuori”.  Grazie Elisia per avermi dato questa opportunità.

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