Sono appena tornata dal Portogallo, un paese che mi è restao negli occhi e nel cuore. Era la prima volta che ci andavo e di questa terra ne sapevo poco, certo Pessoa, Tabucchi, il fado, Amalia Rodrigues, ma queste sono cose che sanno tutti. E dunque per me il Portogallo è stato una vera sorpresa, la sua luce, i suoi colori, quella indefinibile atmosfera da fine del mondo. Un luogo dove l’Europa trascolora prima di diventare Nuovo Mondo. Un paese dove si abbracciano tante culture, spagnola, araba, indiana, francese, e dove questo abbraccio si trasforma in una cultura nuova, portoghese appunto.
Questo felice incontro di culture l’ho ritrovato anche a tavola, nelle zuppette di riso, crostacei e frutti di mare, quasi paelle spagnole, nelle insalate di polipo, così simili a quelle nostrane, nei ricchi piatti di arrosti e stufati, impreziositi da spezie che profumano di India, e nei dolci, una categoria a sè di cui scriverò a parte, raffinati come quelli francesi o austriaci.
Come potete immaginare non mi sono fatta mancare i mercati anche se non si tratta di mercati colorati e vibranti come quelli turchi, o indiani, o israeliani. A farla da padrone è il pesce, tanto e grande, pesce di Oceano con nomi strani e irriconoscibili, sapori meno intensi dei nostri pesci mediterranei, cucinati soprattutto alla griglia, in modi semplici, senza pretese.
E poi strani molluschi senza nome, e gamberi, e granchi sensuali, del colore del sangue.
E infine le verdure, non così varie come le nostre, ma dai colori sfumati e dalle forme opulente. Ho cucinato poco durante il viaggio ma in compenso ha mangiato tantissimo, vongole succulente, pesce fritto, polli dalle carni saporite che da noi non esistono quasi più e soprattutto formaggi, di capra e di pecora, profumati di latte, che carezzano il palato come guanti. Ne ho mangiati talmente tanti e con tale foga che ho dimenticato di fotografarli! Mi toccherà tornare in Portogallo anche per questo.
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