STORIE DI DONNE: L’INGREDIENTE PERDUTO

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STORIE DI DONNE: L’INGREDIENTE PERDUTO

 

Un piccolo assaggio del mio libro “L’Ingrediente Perduto”.  Cosa racconta il mio romanzo?

Racconta la storia di due continenti, l’Italia e l’America, di due secoli, il ‘900 e il 2000, e di quattro donne, italiane, americane, italo-americane e americo-italiane. La storia di una ricetta, la parmigiana di melanzane che unisce o divide come un sottile filo rosso le nostre protagoniste. Una storia di affetti, di separazioni, di rimpianti e di rimorsi, di gioie e di dolori, di risa e di pianti, di quattro generazioni che si incontrano, si scontrano  e si rincorrono nell’arco di un secolo. Rosalia, emigrata in America all’inizio del ‘900. Connie, sua figlia, che vive in maniera dolorosa il conflitto tra due culture. Sandy, la nipote che lascia casa giovanissima, fa una figlia un pò per gioco e un pò per amore e finirà per perdersi nel tunnel degli anni ’70, quello che vedrà la fine di illusioni e promesse. Di Sunshine, l’ultimo anello della catena, che percorrerà a ritroso il viaggio della sua bisnonna, chiudendo così un cerchio aperto quasi un secolo prima.

E’ la storia del nostro passato, delle nostre origini, della nostra emigrazione, delle sue miserie, delle sue speranze, delle sue delusioni e dei suoi successi, vissuta e raccontata tra un continente e l’altro dalle donne di una stessa famiglia e dalle loro cucine.  

Questo che vi propongo è l’inizio del diario di Sunshine, l’ultimo anello della catena, quella, la sola, che si riconcilierà con ilpassato.

 

SARAH-SUNSHINE San Francisco 1975-

Los Angeles, Dicembre 31, 1986

Caro diario… no, non va. Così fa pena!  Però non so come si fa visto che è la prima volta che tengo un diario.  Vabbè cominciamo dal principio, va.  Allora oggi ho compiuto ben undici anni! A me sembrano tanti anche perché (evviva!) sono diventata una teen-ager.  Mi chiamo Sarah e purtroppo il mio compleanno cade proprio il giorno di Capodanno!  Ma dico mia madre non poteva aspettare un po’?  Oppure fare prima?  Così non mi si fila mai nessuno. Lei dice che in realtà dovevo nascere almeno una settimana dopo ma che andavo di fretta.  Mi piacerebbe sapere cosa aveva mangiato a cena, se è stato quello che mi ha fatto nascere in anticipo.  Ogni volta che glielo chiedo cambia il menu.  Una volta era pollo arrosto, un’altra volta le costolette, oppure l’insalata di patate, o ancora gli spaghetti.  A questa cosa degli spaghetti non ci credo tanto perché a mia madre gli spaghetti non sono mai piaciuti.  Quando mi incavolo, perché non è possibile che cambi sempre idea, mi guarda con la sua arietta così che mi fa venire i nervi e dice:”Eh Sarah ma che pretendi, mica posso ricordarmi tutto no?-

E invece sì!  Io lo ricorderei cosa ho mangiato quando mi è nata la prima figlia, perdipiù la notte di Capodanno.  E a questo mia madre risponderebbe: -Già tu cosa mangi lo sai sempre!  Ma che c’entra, per te il cibo è una fissazione!  Mica è        normale… te sei ossessionata da cosa ti metti in bocca!-

Questo direbbe e in effetti un po’ il cibo mi assilla. Ma in senso buono.  E’ che a me piace mangiare, anzi mi piace proprio tutto, vedere, comprare, toccare, cucinare, odorare, ascoltare il cibo.  E’ sempre stato così, da quando ero piccola.  Mio padre dice che è una malattia, ma per me le malattie sono altre.  Magari fossero tutte come la mia! Ora vorrei parlare della mia famiglia.  Siamo quattro.  Mia madre Millicent che però noi chiamiamo Milly, mio padre, mio fratello Rick che ha due anni meno di me ed io.  Mio padre si chiama Bob e lavora nella sua fabbrica di finestre.  E’ un bravo signore ma parla solo di infissi, di vetri, di maniglie.  Allora mi dico chi è meglio, io che parlo di cibo o lui che pensa solo alle finestre?  Vabbè, lasciamo perdere.  Mia mamma lavora part time con lui, fa la segretaria.  Che poi a me sembra un lavoro mica tanto adatto a lei… mi immagino le segretarie come tipe sveglie, precise, esatte insomma.  Invece lei è una donna sempre un po’ confusa, è… non mi viene la parola… svagata, ecco. La sua vita è come un sugo dove ci butti dentro di tutto e alla fine nessuno capisce come sia fatto.  Per dire, se le chiedi che so…-Mamma come è il tempo oggi?-  Lei ti risponde:-Ehh… è una bella giornata… c’è il sole. Ma forse tra un po’ piove.  O magari no.-Per non parlare di quando vuoi sapere cosa ci sarà da mangiare a pranzo. -Oggi casseruola di tonno- che, tra parentesi, a me fa schifo- ma forse è meglio la bistecca.  Anzi e se faccio invece l’hamburger con le patate, che ne dici?-E poi alla fine ti schiaffa davanti una pizza surgelata!  Ecco com’è fatta mia madre. E così penso sempre che in ufficio farà la stessa cosa: – Che dici Bob, i doppi vetri  li voleva la signora Jones?  E gli infissi di alluminio erano per il signor Reuter?  O invece era il contrario?  Ah è vero la signora Jones vuole le persiane!-

Roba da diventare matti.  Però mio padre la sopporta.  Perché mamma, oltre ad essere così sciroccata, è anche una persona carina. Affettuosa. Quasi troppo.  Non fa che abbracciarmi e baciarmi. Pure davanti alle mie amiche, come se avessi ancora due anni.   E io mi vergogno.  Ma lei mica si ferma.  Smooch, smooch, smooch. Mi pastrugna tutta. E ride: – E di che ti vergogni… olivella mia bella che sei così carina…-

A me un po’ mi fa piacere che mi chiami olivella perché vado matta per le olive, ma un po’ mi scoccia, lo dice perché sono piccolina, rotondetta e scura di pelle come la crosta di una pagnotta italiana.  Che è un’altra cosa che proprio non capisco.  Come è che sono venuta fuori così quando tutti nella mia famiglia sono lunghi come carote, hanno i capelli chiari come i ciuffi delle pannocchie e la pelle bianca da formaggio Philadelphia? – La tua bisnonna, la mamma di Granma Popsy era come te, nera come un’oliva anche lei!  O forse era la zia Pam, non ricordo…- Insomma non lo saprò mai! 

 Poi ci sta mio fratello Rick e di lui non c’è molto da dire.  Ha otto anni e mezzo ed è insopportabile come tutti i maschi a quell’età.  Pensa solo al basket, allo skateboard e a a Jerry il nostro cane, uno spinone che non si capisce più qual è il corpo e dov’è la testa.  Mio padre lo ha voluto chiamare così perché dice che gli ricorda un cantante di quando lui era giovane che si chiamava Jerry Garcia, e certo mi sa che non doveva essere molto bello questo Garcia.  Comunque Rick con quel cane ci convive, non si staccano mai, come due siamesi.  Dormono insieme, giocano insieme e mangiano insieme, si dividono lo stesso piatto, un boccone a lui e uno al cane. Vedrete che Rick comincerà a mangiare croccantini, tanto per quanto gliene frega a lui del cibo…

 Okey adesso mi sono scocciata di scrivere. La mezzanotte è passata da poco, è iniziato l’anno nuovo, sono nata e ora posso dormire tranquilla.   I miei genitori sono andati alla solita festa di Capodanno da Mrs. Blake e Rick dorme da ore insieme a Jerry,  dopo essersi spazzolato tre pacchi di pop corn con il formaggio fuso e tre coca cola.  Che schifo!  Quindi adesso buona notte e buon anno a tutti.

 P.S.  Questo diario è stato il regalo di mia mamma. Avevo chiesto una pentola a pressione ma lei non me l’ha voluta comprare.  Dice che sono troppo piccola e che è pericolosa.  Mah… io saprei usarla benissimo, è lei che non è capace.

 P.S. del P.S. Ho deciso che su questo diario scriverò tutto quello che mangio ogni giorno.  Perciò il menu di stasera è stato: stufato con le patate (non troppo male ma il sugo era liquido e le patate un po’ dure), riso Uncle Ben che mia madre adora perché non scuoce mai, e lei se lo può dimenticare per ore sul fornello,  e per dolce le pesche sciroppate con la panna spray.  Bel cenone eh?

L’INGREDIENTE PERDUTO- STEFANIA APHEL BARZINI-RIZZOLI SONZOGNO.  ORA MARSILIO SONZOGNO

 

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