Io sono nata all’inizio degli anni ’50. A mio parere un bellissimo periodo per nascere. La guerra era finita da soli 7 anni, il mondo e con lui il mio Paese ricominciava a vivere, pieno di entusiasmo e di ottimismo per il futuro. La generazione nata prima della mia aveva vissuto orrori tali che la sola cosa che desiderava era rassicurare i propri figli che il mondo fosse ancora un posto rassicurante, dove era bello vivere. E devo dire che ci riuscì. Furono, gli anni della mia infanzia, anni coccolanti, senza ombre, forse un po’ noiosi ma anche dolcemente affettuosi, anni di giardinetti, tate, poche macchine, anni di profumi, da quello del caffè tostato, a quello del pane appena sfornato al soffritto che invadeva le nostre case ad ora di pranzo. Anni in cui la televisione prima non c’era e poi c’era pochissimo. Insomma anni d’oro per bambini che crescevano. E furono anni nei quali cambiarono anche cucine e fornelli. Chi si ricorda della formica, vera protagonista delle cucine dei tardi anni cinquanta? Fu una novita’ entusiasmante che arrivava dalle lontane Americhe dove aveva gia’ mietuto successi e trionfi. Soprattutto fu una ventata di colore in cucine fino a quel momento disperatamente tristi in cui predominavano tonalita’ grigie e bianco crema. La formica rivestira’ armadi, ripiani, tavoli e sedie e sara’ prodotta in un’ampia gamma di tinte e fantasie, tra le quali ad avere maggior seguito saranno l’azzurrino e il verdino, perche’, cosi’ ci assicuravano, erano colori che respingevano le mosche! In quegli anni questo innovativo materiale venne lanciato con una serie di concorsi riservati agli architetti, nell’invito di quello Domus del 1957 per esempio, l’entusiasmo e’ quasi incontenibile: “ In questa nostra epoca meravigliosa si inizia l’era delle materie create dalla tecnica, fra esse e’ il laminato plastico Formica, e fra le qualita’ di queste materie tecniche, oltre a quelle pratiche di resistenza, bellezza di superficie, impiego, leggerezza e incorruttibilita’, ve n’e’ una che apre agli architetti possibilita’ stupende d’espressione: il colore, cioe’ tutti i colori”.
Come non essere felici in un Paese che sfoggiava tale fervido ardore persino per un tavolo di formica?
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